giovedì 8 ottobre 2009

Una vita nella diplomazia

Quando nel 48 sono scoppiati i moti rivoluzionari avevo 20 anni.

Mio padre, un chirurgo (all'epoca dispregiaticamente chiamato cerusico), ero un sopravissuto dell'armata napoleonica. 

Io ero infervorato dal desiderio di cancellare l'onta di Villafranca, quando Napoleone vigliaccamente uccise la centenaria grandezza di Venezia, per regalarla schiava agli austriaci.

Il Piemonte doveva assolutamente entrare in guerra contro l'Austria. 

Io mi arruolai subito. Mi ritrovai volontario a combattere a Peschiera, a Santa Lucia e a Rivoli. E qui fui ferito ad un braccio. Mi dovetti allontanare dai campi di battaglia per qualche mese. Feci in tempo ad essere presente a Novara, per assaporare l'amarezza della sconfitta.

Sembrava tutto compromesso. Il Re abdicava e l'Austria trionfava.

Io tornai agli studi e mi laureai in Legge. Poco dopo partecipai ad un concorso al Ministero degli Affari Esteri, e lo vinsi. Da quel momento comincio' la mia carriera di diplomatico. 

Ho speso il resto della mia vita, 50 anni, al servizio della diplomazia del Regno Sabaudo, e poi del Regno d'Italia.


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